di Antonio Salvati
Può capitare di trovare di tutto frugando sulle bancarelle dei libri usati, da un rigattiere o nei mercatini online. In quest’era digitale, poi, i libri con qualche anno di vita possono valere addirittura meno della stessa carta di cui son fatti. Purtroppo.
Può capitare così di trovare sepolto sotto cataste di fumetti ingialliti qualcosa di anomalo, di dissonante, qualcosa che certamente non apparteneva a quel mondo di villain e supereroi. Qualcosa che forse non appartiene più neanche più al mondo d’oggi. Fu così che feci conoscenza qualche tempo fa di El-Hag Ahmed ben Fahrio del Monte Libano detto “Giuseppe” e della suo libro L’Interprete guida dell’italiano in Africa stampato a Roma addirittura nel lontano 1891, quasi centotrent’anni fa.
El-Hag m’incuriosì da subito. Doveva essere un personaggio interessante ed eclettico per i suoi tempi: interprete e traduttore del corpo diplomatico italiano nei possedimenti italiani e successivamente nello Yemen, in Egitto e Sudan; agente commerciale, esploratore e, come diremmo oggi, “mediatore linguistico e culturale” ante litteram.
Di questo interprete italo-arabo sappiamo, purtroppo, ben poco. Da fonti dell’Ufficio Storico della Marina Militare Italiana conosciamo il suo nome completo prima della sua probabile italianizzazione in “Cesare Giuseppe”, ovvero Hag Ahmed ben Fahrio. El-Hag fu infatti l’interprete di fiducia dell’esploratore Antonio Checchi (1849-1896) quando quest’ultimo – già capitano della Regia Marina e membro della Spedizione Italiana a Massaua – fu nominato console ad Aden, in Somalia. Il “nostro” Giuseppe divenne in seguito anche l’interprete di Emilio Dulio, futuro governatore della Somalia Italiana.
Ma perché ciò è rilevante? Gli anni durante i quali El Hag scrive e lavora come al servizio degli esploratori e diplomatici italiani sono quelli dalla “corsa all’Africa” e delle avventurose esplorazioni geografiche finanziate dagli stessi governi europei e dagli istituti geografici per acquisire informazioni sulle parti più interne dell’Africa che erano ancora praticamente sconosciute. Erano anche gli anni della Conferenza di Berlino (1884-85) cui parteciparono le maggiori potenze europee per “regolamentare” la corsa all’Africa in base al principio dell’effettività. In altri termini, la futura spartizione dell’Africa in zone d’influenza in base al principio del “chi prima arriva”.
È importante capire queste dinamiche nazionali ed internazionali dell’Europa fin de siècle proprio perché sono gli anni in cui El-Hag redige la sua opera. In questo contesto, l’Italia da poco unita non restò certo a guardare: nel 1879, ossia cinque anni prima della Conferenza di Berlino aveva già acquistato la Baia di Assab sul Mar Rosso da una società mercantile privata di Genova (la Rubattino) ponendo le basi per la nascita della futura colonia “primogenita” Eritrea (1890). Il Corno d’Africa esplorato da El-Hag ed in particolare la Somalia diventerà una colonia Italiana a tutti gli effetti, con Mogadiscio come capitale, solo nel 1905, ovvero quindici anni dopo la pubblicazione de L’Interprete guida dell’italiano in Africa.
L’opera di El-Hagi si colloca quindi all’interno di una fase estremamente delicata della storia italiana, benché meno nota rispetto al precedente Risorgimento: quella dell’Italia ottocentesca post-unitaria e del primo colonialismo.
Ciò che rende ancora oggi speciale e storicamente interessante il simpatico quanto casuale ritrovamento de L’Interprete guida dell’italiano in Africa non è tanto la vicenda personale del suo autore, quanto il periodo storico e le finalità per il quale è quest’ampio dizionario fraseologico fu concepito, compilato e magari commissionato “per imparare a discorrere con gli indigeni delle due sponde del Mar Rosso e del Sudan”.
L’opera di El-Hag è estremamente interessante da un punto di vista storico e storiografico perché contribuisce alla ricostruzione di un periodo ben preciso della storia d’Italia e offre spunti interessanti sull’avvio dell’impresa coloniale. Ulteriore prova dell’alto valore dell’opera è data dal fatto che una copia de L’Interprete guida dell’italiano in Africa è conservata addirittura presso la National Library of Australia. Per quanto riguarda invece la copia a noi pervenuta (una prima edizione) – e sottratta ad una molto probabile macerazione – sarà conservata per gli anni a venire presso il nostro studio professionale a beneficio di tutti gli appassionati e di chiunque voglia conoscere El-Hag Ahmed ben Fahrio detto “Giuseppe” e la sua peculiare storia tutta italiana.