Probabilmente, il mestiere del traduttore è antico quasi come la scrittura perché da sempre la traduzione è servita come mezzo di mediazione culturale.
In effetti, in ogni epoca si è ricorso ai “traduttori ed interpreti” ogni qualvolta fosse stato necessario stabilire una qualche forma di comunicazione tra due popoli con lingue diverse. Non a caso, i primissimi traduttori furono gli scribi, figure spesso di alto spessore intellettuale, che occupavano posizioni di spicco all’interno della civiltà egiziana e mesopotamica.
Senza dimenticare l’apporto dei traduttori in tutti gli altri ambiti. Infatti, circa trecento anni prima di Cristo, alcuni studiosi ebrei iniziarono a tradurre le Scritture Ebraiche in greco e nei secoli successivi San Girolamo produsse una traduzione in latino della Bibbia nota come Vulgata non limitandosi a “rendere la parola con la parola” ma, non diversamente da oggi, “il senso con il senso”. Questo lavoro richiese a San Girolamo ben ventitré anni di opera di traduzione. Non a caso, San Girolamo è considerato il santo patrono dei traduttori.
Senza dimenticare che a partire dal VII secolo, gli arabi si espansero in tutta Europa e diventano i principali depositari del sapere occidentale prodigandosi nella traduzione di moltissimi scritti greci e romani fondando vere e proprie scuole di traduzione . Ancora oggi, è grazie alle loro traduzioni se il sapere degli antichi non scomparse del tutto dopo il crollo di Roma e le successive invasioni barbariche. Tale opera di traduzione fu poi proseguita dai monaci e dagli amanuensi che si occuparono spesso, a loro volta, di (ri)tradurre i testi all’arabo e dagli originali greci verso il latino.
Nei secoli successivi l’arte del tradurre si affinò ulteriormente e durante il Settecento con l’Illuminismo e l’epoca successiva della Rivoluzione industriale assistette ad una proliferazione di traduzioni in tutti i settori, in particolare quelli tecnici e scientifici.
Il Novecento, invece, fu caratterizzato da un rapidissimo progresso tecnologico che trasformò radicalmente il modus operandi del traduttore. Nel giro di pochi decenni il traduttore mise infatti da parte nell’ordine: la penna ed il calamaio, la macchina da scrivere, il fax ed infine anche i voluminosi dizionari cartacei… fino ad arrivare ai giorni d’oggi, in piena rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni.
Oggi il traduttore moderno utilizza le proprie vaste conoscenze tecniche per utilizzare nel modo più efficace i più sofisticati attrezzi del mestiere al fine di soddisfare le esigenze di committenti spesso localizzati in altre aree del mondo. Nascono così i software di traduzione assistita al computer, i dizionari informatici e le banche dati multimediali, il telelavoro, i processi di localizzazione dei prodotti, le agenzie e gli studi di traduzione ad elevata specializzazione. Il concetto di stesso di traduzione ed interpretariato lasciano progressivamente il posto ad una più ampia e moderna teoria della “mediazione” linguistica e culturale.
La vitalità, la forte capacità di adattamento ed innovazione rendono, oggi più che mai, l’antico mestiere artigianale del traduttore uno dei settori professionali di frontiera più avanzati e moderni nell’era della rivoluzione informatica. Inoltre, nonostante l’apporto dell’informatica e delle “traduzioni automatiche”, quello dei servizi linguistici in genere rimane un ambito in cui la componente del fattore umano è fondamentale ed imprescindibile, oggi forse ancor più che in passato.
Antonio Salvati